La lezione di Solone, che Schaeuble non ha imparato, di ROBERTO PETRINI
All’appello manca soltanto lui: Solone. Tsipras, nei momenti più drammatici della trattativa, ha ricordato la morale che supera la legge dell’Antigone di Sofocle. Nel serrato dibattito culturale che ha accompagnato i giorni di Bruxelles, dove imperava la bassa cucina dei numeri di Wolfgang Schaeublee di Jeroen Dijsselbloem, i forti richiami all’antichità classica greca, culla della ragione e della democrazia, del logos e della polis, Aristotele e Pericle, si sono fatti giustamente sentire. Almeno a mitigare il sordido clima ragionieristico.
Ma forse l’associazione più calzante con la storia greca è emersa nelle ultime 48 ore, quando a proposito delle pesanti misure adottate dall’Eurosummit e perorate dalla Germania, si è parlato di provvedimenti draconiani. Ebbene è proprio in quel periodo, intorno al VI-VII secolo avanti Cristo, che la storia segna, proprio ad Atene, una svolta decisiva in materia di debiti e crediti. Allora Dracone, da cui il noto aggettivo, arconte di Atene, varò leggi severissime nei confronti dei debitori, normalmente poveri contadini che erano obbligati a garantire i prestiti ricevuti con la propria libertà o con le proprie figlie: in caso di insolvenza scattava la vendita sul mercato degli schiavi.
Fu proprio Solone, uomo probo, poeta e umanista, che succedette a Dracone, a cambiare le cose indirizzandole nel verso giusto. Si occupò di economia, riformò il censo, limitò il lusso e ritenne di punire la disoccupazione volontaria, ma soprattutto si occupò del peso dei debiti che opprimevano le classi povere ateniesi. Per farlo mise in campo una operazione che è passata alla storia come “seisachtheia”, ovvero scarico dei pesi: svalutò la dracma del 30 per cento (il peso fu ridotto da 6,27 a 4,36 grammi in modo che si fecero 100 dracme con l’argento equivalente di 73 vecchie monete).
I debiti espressi in termini nominali – siamo nel 594 avanti Cristo – diventarono improvvisamente più leggeri. Annotò Plutarco con acume da moderno economista nelle Vite parallele: “I debitori erano grandemente avvantaggiati e i creditori non perdevano nulla”. L’inflazione negli anni successivi rilivellò i prezzi, ma nel frattempo i debitori avevano avuto una boccata d’ossigeno. Tanto più che Solone, ricordato come uno dei Sette Sapienti della Grecia, prese un’altra importante decisione: abolì le ipoteche. Nell’antica Atene vennero rimossi i cippi che, conficcati nel terreno, contrassegnavano il bene fornito a garanzia del debitore.
Naturalmente ciò indeboliva la forza di riscossione del creditore e, al contempo, proteggeva i più deboli. Il bilancio di Solone, al termine dei suoi giorni, fu sereno e soddisfatto. Disse guardando agli dei: “E molti atheniesi ricondussi nella patria divina che erano stati venduti e espatriati per l’oppressione dei debiti”. Della politica monetaria di Solone, fondata sul tentativo di riconciliare debitori e creditori, scrisse la
Rivista di storia economica diretta da Luigi Einaudi che paragonò il governatore di Atene a Roosevelt, e lo stesso John Maynard Keynes dedicò un saggio a Solone. Purtroppo l’Europa di oggi non si è ricordata del suo insegnamento.
la repubblica 14 luglio 2015