«La Grecia è in ostaggio Bce e Fmi dettano legge», afferma il sociologo Luciano Gallino intervistato da Vindice Leccis.

Prima che si arrivasse alla resa dei conti tra la Grecia e la Troika, Luciano Gallino aveva diffusamente spiegato nel suo libro Il colpo di stato di banche e governi. L’attacco alla democrazia in Europa, (Einaudi, 2013) la guerra della finanza sulla democrazia. Per il prestigioso sociologo del lavoro, gli sviluppi dello scontro confermano il vizio di origine dell’edificio europeo, nato e cresciuto come mera unione economica e finanziaria, diventata adulta smantellando lo stato sociale. «I trattati fondativi – spiega Gallino – di Maastricht e Lisbona prevedono espressamente la liberalizzazione dei movimenti di capitali e la circolazioni di servizi come base fondante. L’euro, inoltre, ha contribuito ad accrescere i problemi. Ma non ci si fermerà qui nell’involuzione dell’Unione. Senza dimenticare un dato di fatto: è stata la Germania ad approfittare dell’Eurozona». La crisi greca parla anche all’Italia? «È evidente. I nostri governi si sono sempre schierati con la Troika mettendo in pratica ciò che ha chiesto, a partire dalla follia del pareggio di bilancio in Costituzione. Senza per questo metterci al riparo». Siamo in balia di poteri sovrannazionali? «Non vorrei si dimenticasse che esistono delle lettere di istruzioni inviate ai nostri governi che sono in realtà fotocopie di quelle spedite al governo greco. Ricordiamo la lettera della Bce all’Italia dell’agosto 2011 dove venivano indicate perentoriamente le scelte da compiere». Quali? «La Bce di Trichet e Draghi ha chiesto interventi sulle pensioni, la riduzione dei costi del pubblico impiego, privatizzazioni su larga scala, la riforma della contrattazione affidata al livello aziendale, la liberalizzazione piena dei servizi pubblici locali. E pretendeva una revisione sulle norme che regolano le assunzioni e i licenziamenti. Hanno chiesto e ottenuto, visto che questi interventi peggiorativi delle condizioni di lavoro sono stati adottati dai vari governi. Ultimo quello di Renzi col suo scandaloso jobs act». Ce lo chiede l’Europa è stato il motivo conduttore da Monti a Renzi… «Più che l’Europa ce lo chiedevano Fmi e Bce e spesso in modo illegale». Dunque la sfida di Tsipras indica un modo diverso di intendere e di restare in Europa. «Il referendum del 5 pone una grande questione politica. Una grossa sfida che lascerà il segno e che potrebbe preparare prossime svolte in Spagna, Irlanda e Portogallo. Anche se vincessero i sì, tra i cui fautori c’è quel 20% di greci che non ha mai pagato le tasse e lavora per avere un governo più morbido». Si può ancora parlare di sovranità? «Negli Usa l’Alabama o il Maine hanno più sovranità rispetto al governo federale di quanto non lo abbia un paese Ue, strettamente condizionato dalla Troika». Recentemente lei ha scritto che il debito pubblico della Grecia è illegale e illegittimo. «Mi riferivo al rapporto del Comitato per la verità sul debito pubblico in Grecia che dimostra come la Troika abbia influito pesantemente sulle scelte. Le conseguenze negative sono evidenti. La colpa è anzitutto del Fmi, responsabile primario, e della Bce che ha insistito sulla deregolazione del mercato del lavoro. Se aggiungiamo il ruolo del Fondo Europeo di stabilità finanziaria, possiamo ben dire che le azioni o molte delle loro azioni sono illegali, odiose e illegittime. Un diritto non pagare». Una sorta di colpo di stato in doppiopetto? «L’Ue non è quell’unione culturale e civile che trae la propria identità dallo stato sociale ma vive in una una sorta di dittatura del sistema finanziario globale. Dove tutto viene deciso da oligarchie di signori ben pagati, ciechi e feroci, che discutono di decimali. Ma dalla Grecia arriva uno scricchiolio». C’è un’alternativa politica a questa situazione in Italia? «Da molti anni i partiti socialisti e socialdemocratici europei hanno tradito le loro ispirazioni e si sono schierati col fronte liberista. Ora sono sorte in Spagna e Grecia nuove aggregazioni, nuove anche rispetto a una sinistra che si è suicidata. In Italia c’è la Coalizione sociale di Landini e della Fiom e anche ciò che si muove ancora nei Comitati dell’Altra Europa. Può dunque emergere anche in Italia un nuovo soggetto di sinistra, nettamente alternativo alle politiche di destra sin qui seguite. Perché l’alternativa è tra democrazia e giustizia sociale contro questa austerità». La Nuova Sardegna  2 giugno 2015.

 

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