Gli assassini traditori dell’Islam, di TAHAR BEN JELLOUN
Tahar Ben Jelloun (in arabo: طاهر بنجلون; Fès, 1º dicembre 1944) è uno scrittore, poeta e saggista marocchino, principalmente noto per i suoi scritti sull’immigrazione e il razzismo. L’articolo è stato pubblicato su La Repubblica del 28 giugno 2015.
I QUATTRO attentati terroristici di venerdì 26 giugno miravano a colpire più che mai le coscienze del mondo civile europeo o musulmano. Perché si tratta di massacri deliberati di innocenti: all’Hotel Riu Imperial di Susa in Tunisia; in una moschea sciita nel Kuwait; in una base della Somalia e infine a Lione, in uno stabilimento industriale dove l’attentatore ha mozzato la testa a un dirigente e, con una macabra messinscena l’ha infilzata su un palo, come ai tempi della rivoluzione francese.
Questi attentati hanno fatto in totale 117 morti (39 in Tunisia, 27 in Kuwait, 50 in Somalia e uno in Francia) oltre a centinaia di feriti. Un colpo durissimo, spettacolare, in pieno mese del Ramadan, che dovrebbe essere consacrato alla preghiera, al raccoglimento, alla riconciliazione e alla pace. Ma di questo mese sacro ai musulmani, i terroristi hanno fatto un mese di morte, massacri e guerra contro quelli che chiamano i “miscredenti”, in totale contraddizione con lo spirito e la lettera dell’Islam.
Per chi si richiama allo Stato islamico, sono miscredenti tutti gli ebrei e i cristiani, ma anche i musulmani non sunniti, e comunque non decisi, come loro, a tornare indietro fino al VII secolo, ai tempi della nascita dell’Islam. Un modo per annullare magicamente quattordici secoli di storia, di evoluzione, di progressi dell’umanità, per un ritorno al passato che già di per sé è un errore. Apparso in un Paese, l’Arabia, in un’epoca precisa, per portare agli uomini i valori di cui mancavano, l’Islam si ispirava alle altre due religioni monoteiste; e ha fatto propri i grandi valori dell’umanesimo, della solidarietà e della fraternità esistenti nei giudaismo e nel cristianesimo.
A quei tempi vi erano tribù beduine che uccidevano le neonate sotterrandole vive. Maometto fu scelto da Dio come suo messaggero per porre fine a una siffatta barbarie, così come aveva vietato l’adorazione di idoli in pietra. Coloro che oggi uccidono, sgozzano, decapitano esseri umani in nome dell’Islam non solo tradiscono questa religione, ma si pongono totalmente al di fuori dei suoi precetti. L’indignazione generale non serve a nulla. Quello che il mondo civile si trova ad affrontare non è un esercito, e neppure un Paese, ma un nemico invisibile, mascherato. La democrazia non basta a proteggere i cittadini. La guerra potrebbe scatenarsi ovunque.
La coalizione di vari Paesi in lotta contro l’Is ha dimostrato la propria inefficacia. Se ne dovranno trarre le conseguenze. Non è dal cielo, ma solo sul terreno che si potrà sconfiggere questo esercito senza volto. Oggi, però, né i Paesi del Golfo né quelli europei sono pronti a un intervento di questo tipo. A ciò si aggiungono le ulteriori difficoltà dovute al fatto che l’Is è ovunque, e assume forme diverse. Il terrorista Yassin Salhi, che ha decapitato il suo dirigente nell’Isère, risiedeva in Francia e faceva parte di quell’esercito dormiente che può passare all’azione in qualunque momento.
Che fare? Oggi più che mai, gli Stati musulmani del mondo dovrebbero mobilitarsi con ogni mezzo ( sono ricchi, acquistano armi in continuazione) per combattere chi tradisce e stravolge l’Islam. All’inizio alcuni di questi Stati hanno finanziato l’Is. Le istanze internazionali dovrebbero aprire un’inchiesta per sapere chi c’è dietro queste orde selvagge. Chi le finanzia? Chi facilita la loro azione? Chi sono i loro compici? Sembra quasi che nessuno voglia saperlo. Se l’Islam normale non si mobilita, se l’Occidente non fa la guerra a questi massacratori, sarà il terrore generalizzato.
Col recente attentato hanno condannato la Tunisia alla povertà e alla miseria, dato che massacrando i turisti si uccide anche l’industria turistica. Con conseguenze che aggraveranno la situazione economica di questo piccolo Paese. Anche in Francia hanno dimostrato di poter agire dove vogliono e quando vogliono, nonostante il sistema Vigipirate, concepito per portare al massimo il livello di vigilanza. Nel Kuwait hanno dimostrato di voler prendere di mira in particolare i musulmani sciiti. Quanto alla Somalia, già da tempo questo Paese è in preda alla violenza. Il terrore continua a diffondersi, e nessun Paese è al riparo. I cittadini musulmani sono nel mirino al pari degli altri. Perché chiunque non la pensa come l’Is è miscredente.
(Traduzione di Elisabetta Horvat)