A Porto Torres, dopo Assemini, vincono i Cinquestelle … , di Benedetto Sechi
L’EDITORIALE DELLA DOMENICA. Riflettendo sulle recenti elezioni amministrative, i cittadini con il voto che avranno voluto dire?
Passata qualche settimana, dalla tornata elettorale amministrativa (14 giugno 2015), si può tentare qualche riflessione sull’accaduto? Direi di si, senza la pretesa di supportarla con dati statistico-scientifici sui flussi da questo a quel partito, che spesso lasciano il tempo che trovano. Già, perché è chiaro, ormai, che a nulla o a poco valgono i sondaggi che settimanalmente ci vengono propinati nei diversi talk show e sui quali, incredibilmente, si poggia l’acquisizione di un consenso virtuale che muove l’attività del governo, dell’opposizione e della politica in genere.
Proviamo, per pura comodità di ragionamento, a racchiudere in categorie i competitori politici della recente tornata elettorale ed avremo: i miracolati, Forza Italia e Lega Nord; i premiati increduli di Cinque Stelle; i delusi del partito democratico; gli incompresi a sinistra del PD.
Non c’è dubbio che i delusi, siano quelli che avrebbero dovuto, in questi giorni, produrre una seria riflessione sulle ragioni della loro sconfitta, meno due milioni di voti dalle europee e meno un milione di voti dalla precedente gestione Bersani. Ma niente, l’intraprendente ed inossidabile Renzi, continua imperterrito la sua marcia, verso dove? Continua a riformare a casaccio, indipendentemente dalla volontà del paese, che chiede certamente riforme, ma pare non coincidano per nulla, con quelle sue e della sua strana maggioranza, a marchio destra – centro – sinistra.
Eppure perde il consenso dell’elettorato portato in dote, al PD, dai DS, senza però acquisirne di nuovo, sia perché questo decide di dare consenso a Cinque Stelle, sia perché, stufo di turarsi il naso o poco convinto della bontà del personale politico e dei metodi poco democratici di Grillo & C., preferisce stare a casa in attesa di tempi migliori.
Ecco il signor 40%, è il vero sconfitto. Ed è il maggiore responsabile della sconfitta elettorale del PD. Infatti: se un segno distintivo c’è da cogliere, in queste elezioni, sta nel fatto che i cittadini hanno dato un giudizio, più alla politica nazionale che non alla qualità dei programmi locali, di cui non importa un granché a nessuno. Cinque Stelle, infatti, la dove vince, lo fa agitando temi nazionali, alcuni condivisibili, altri intrisi di pochezza antipolitica, ma portando nelle piazze le facce nuove e accattivanti dei Di Battista e di Maio. Nulla di nuovo, o poco più, sui progetti di sviluppo e rilancio degli enti comunali e parecchia confusione nell’approntare il “personale politico” che si appresta ad amministrare.
Cinque Stelle raccoglie più di quanto sperasse e si trova a dover fare i conti con la “Politica”, quella vera, quella che, se amministri un comune, un ente collegato o una municipalizzata, non te la puoi cavare con gli slogan o l’antipolitica di maniera, ma devi produrre atti amministrativi, progetti finanziati e cantierabili, che risolvano il problema di quella specifica comunità. Sapranno farlo? La speranza è che ce la facciano e che il vento di rinnovamento non produca solo scompiglio, ma enti locali ordinati, servizi pubblici efficienti, trasparenza amministrativa e, soprattutto, una seria lotta alla “burocrazia stupida”, che dirigenti, funzionari e personale vario anteporranno per bloccare i processi di cambiamento. Sono gli stessi problemi che aveva anche chi li ha preceduti e che, sbagliando, per ignavia o incompetenza, ha preferito scendere a patti con questo sistema che, dalla Bassanini in poi, ha nelle sue mani il vero potere politico – amministrativo – gestionale, in Italia.
Certo vale la pena cogliere un dato. Cinque Stelle si afferma nei ballottaggi, con percentuali incredibili, in quattro comuni particolari. Lo scorso anno ad Assemini, quest’anno a Gela, Augusta e Porto Torres. Quattro comuni del sud Italia, delle due isole a Statuto Speciale, che hanno visto negli ultimi cinquant’anni una forte presenza dell’industria chimica o petrolchimica di base, privata prima e pubblica poi. Li, lo Stato, per mezzo dei governi che si sono susseguiti, non ha mai avuto la capacità o la volontà, di risarcire quelle comunità.
In questi comuni resta il degrado socio-economico, l’ambiente gravemente compromesso, con migliaia di ettari da mettere in sicurezza e da bonificare, un’incidenza di malattie tumorali ben sopra la media nazionale, disoccupazione crescente e inarrestabile.
Insomma si tratta di comuni messi al servizio dell’economia nazionale, che nel dopo guerra vi ha allocato industrie pesanti di base e, dopo una crisi che perdura da oltre trent’anni, sono stati lasciati soli e in stato di abbandono.
Sono luoghi dove la disoccupazione giovanile assume proporzioni incredibili, dove i giovani, figli degli operai e dei tecnici, non intravedono nessun futuro, dove copiosamente sono piovute promesse di riscatto mai mantenute.
Ecco li perde, non solo il governo di turno, perde lo Stato Italiano, perde credibilità la Regione Autonoma della Sardegna e della Sicilia, semmai fosse rimasta un poco di credibilità. Allora il dato da sottolineare non consiste tanto nella vittoria di Cinque Stelle. A avesse presentato liste Salvini, forse avrebbe avuto lo stesso risultato, ma nei motivi che hanno spinto i cittadini a rifiutare promesse di una svolta economica, che non si è mai concretizzata, la sfiducia verso una classe politica incapace di comprendere, supponente ed arrogante.
Ecco perché poca importanza assume una disanima del risultato elettorale, fatta di cifre e modelli matematico-statistici.
Qui si tratta di riconciliare i cittadini con la politica, a riconciliarli con l’antipolitica sono bravi tutti, da Grillo a Salvini a Renzi, che avendo capito che tirava una brutta aria, arrivato in Sardegna forbice alla mano, si fermaa d Olbia per benedire un ospedale finanziato con capitali degli emirati arabi, ma si tiene ben lontano da Porto Torres, dove da troppo tempo si aspetta ancora lo Stato, e l’ENI, per gli investimenti sulle bonifiche, una seria riconversione industriale nel manifatturiero, un consistente finanziamento per il sistema portuale, in completo stato di abbandono e “sequestrato”, attraverso concessioni demaniali, dalla multinazionale di stato e dal gestore pro-tempore della centrale elettrica.
Benedetto Sechi
Porto Torres 26 Giugno 2015