Elezioni regionali, commenti sui principali quotidiani. Stop per Matteo Renzi, ora sarà più difficile governare
Redazione, L’Huffington Post, Lunedì 1 giugno 2015
Come al solito hanno vinto tutti” titola Il Tempo. In effetti nell’analisi delle elezioni regionali ogni partito potrebbe trovare motivi di soddisfazione e di amarezza. Matteo Renzi fa i conti con un 5 a 2, quindi con un successo, ma la sconfitta in Liguria brucia particolarmente e viene parzialmente “curata” dalla tribolata vittoria in Campania. Silvio Berlusconi può esultare per la Liguria, ma non certo per i risultati di Forza Italia. Il Movimento 5 Stelle avanza ovunque e viene considerato il vincitore morale della tornata elettorale, anche se non porta a casa risultati concreti. La Lega trionfa in Veneto e si consolida a nord di Roma, ma resta ancora incompleta la sua marcia a livello nazionale. Sullo sfondo un astensionismo record, con un italiano su due lontano dalle urne.
Per La Repubblica, dal voto regionale arriva “uno stop per Renzi”. L’editoriale di Stefano Folli si concentra sul voto in Liguria, “regione chiave per decidere il verso delle Regionali”, in cui si è consumata “la prima sconfitta politica di Renzi”. Per Folli la risposta delle urne è “impietosa”, perché il 41% delle regionali “è lontano, la magia del premier rottamatore si è appannata”. Un quadro “molto negativo” prosegue nella sua analisi l’editorialista, secondo cui “da oggi Renzi dovrà rivedere qualcosa nella sua strategia politica. Tre fronti aperti sono troppi anche per lui”. E i tre fronti sono la persistenza delle liste anti-sistema, la rivoluzione del Pd e la minaccia dell’astensionismo.
Per Il Corriere della Sera, le elezioni regionali hanno portato grandi sorprese, a cominciare dalla vittoria di Giovanni Toti in Liguria. “La diserzione dalle urne era prevista, a conferma che nessun partito sembra ancora in grado di trascinare l’Italia al voto, compreso M5S” scrive Massimo Franco, che considera l’astensionismo “l’aspetto più eclatante delle regionali” e vede nel voto della Liguria “un’ombra” sul Pd di Matteo Renzi, tale da aprire “una nuova guerra di logoramento con la minoranza interna”. Secondo l’editorialista del Corsera, “per quanto locali, le elezioni di ieri dovevano consentire al premier di puntellarsi e di blandire il risultato come una clava” ed invece prospettano “contraccolpi” interni al Pd. Il voto, conclude Franco, “rischia di rallentare la corsa del governo e delle riforme”.
Per Massimo Sorgi su La Stampa “adesso governare è più difficile” per Matteo Renzi. Per l’editorialista “il Governo Renzi resta senza alternative, ma la resa dei conti che si prepara nel Pd influirà necessariamente sulla sua stabilità e sull’andamento delle riforme in Parlamento”. Diventerà anzi “più forte per Renzi la tentazione di accorciare i tempi” della legislatura e “tentare la rivincita in una nuova tornata di elezioni politiche”.
Alessandro Campi vede “partiti spaccati e certezze che crollano” sul suo editoriale suIl Messaggero. Vince l’astensionismo, “l’ormai cronaca disaffezione degli elettori nei riguardi della politica e la pessima considerazione di cui gode l’istituto regionale”. Campi scrive che per il Pd “il trionfo delle europee sembra già un ricordo lontano. Segno che l’esecutivo negli ultimi mesi si è alienato pezzi non trascurabili del suo storico elettorato: il pubblico impiego, gli insegnanti e i pensionati. Senza contare il peso delle lotte intestine”. Tuttavia “Renzi continua a non avere alternative in Parlamento”. Per il sistema politico italiano ormai “strutturalmente tripartito”, conclude, “ci aspettano mesi interessanti”.
Su Il Giornale Alessandro Sallusti afferma che “il renzismo ha esaurito la sua spinta propulsiva”, mentre “il centrodestra è tutt’altro che morto”. Per il direttore, “Renzi, vero sconfitto di questa tornata, deve ringraziare il cielo per le scissioni che hanno indebolito Forza Italia”. Sallusti evidenzia “la difficoltà di Renzi a confermare nelle urne lo strapotere che esercita nei palazzi della politica grazie a trucchi e ricatti su una classe politica in balia della paura di andare a votare e perdere quindi il posto. Immaginiamo che Renzi non tarderà a regolare i conti con i suoi dissidenti e sabotatori. E conoscendolo, non avrà difficoltà a farlo. Gli unici conti che nono torneranno più restano quelli fra lui e gli italiani, sempre più scettici di fronte a un nuovismo senza contenuto e vessatorio”.
Sconfitta per Matteo Renzi secondo il Financial Times. “Nonostante il partito di Renzi abbia conquistato cinque delle sette regioni dove si votava, le urne abbiano prodotto qualche risultato inquietante per l’ex sindaco di Firenze arrivato al governo nel febbraio del 2014 con il piano di dare una scossa all’asfittica economia italiana e rinnovare il suo sistema politico”.