Novas sardas de sa chida, settimanale on-line della Fondazione Sardinia, Anno IV, n° 13, domenica 5 aprile 2015.
IN CUSTA CHIDA: notiziario settimanale della Sardegna.
Nella foto: l’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, con componenti del comitato contro il deposito delle scorie nucleari in Sardegna.
ABBIAMO ANCHE UNA SERVITU’ TURISTICA? 1. L’assessore Morandi propone di censire le seconde case e di farle entrare nel circuito dell’offerta turistica. Bene, siamo d’accordo! Questo per dare una reale dimensione del Pil turistico, ma anche per qualificare l’offerta ricettiva extralberghiera. Si dà a tutti uno standard e una reale dimensione della capacità ricettiva dell’isola. Una nostra proposta all’assessore: metta in rilievo anche l’origine proprietaria degli alberghi e dei residences. Quanti appartengono a sardi e quanti a forestieri? Come e da dove vengono rifornti i ristoranti? Dove viene assunta la manodopera? Si confronti il tutto con le seconde case e con gli agroturismi: si avranno delle sorprese. Esiste, per caso, anche la servitù turistica?
ABBIAMO ANCHE UNA SERVITU’ TURISTICA? 2. Il disegno è stato presentato in consiglio dal gruppo del Centro Democratico. Si prevede che tutti i turisti che arrivano in Sardegna in nave o in aereo paghino un contributo. «Pochi euro che consentiranno di mantenere l’eccellenza ambientale – ha spiegato Morandi –. Credo possa essere utilissima per migliorare la qualità dei servizi nell’isola».
TUTTO CIO’ CHE E’ CIVILE IN SARDEGNA VIENE DA FUORI. O NO? In un pozzo, molto profondo e ancor oggi alimentato dalla falda idrica, riferisce uno degli archeologi che hanno lavorato allo scavo SA Osa di Cabras, Alessandro Usai, sono stati trovati «una gran quantità di recipienti ceramici ricomponibili e di materiali organici perfettamente conservati in quanto perennemente immersi nell’acqua di falda: frammenti di pesci, frammenti di legno e di sughero grezzo e lavorato, semi di uva, fico, cereali, legumi, probabilmente anche olivo e prugna. Il materiale ceramico si ascrive a una fase avanzata del Bronzo Recente. Due campioni di semi d’uva sono stati datati col radiocarbonio al periodo 1270-1150 a. C. (datazione calibrata a doppio sigma)». Questo significa, dunque, che già 1300 anni prima di Cristo i Sardi bevevano vino. «Anche se – sottolinea Lovicu – non siamo in grado di dire, con esattezza, di che tipo di vino si trattasse».
ABBIAMO ANCHE UNA SERVITU’ TURISTICA? 3. L’idea piace anche all’ex assessore Luigi Crisponi. «Certo che mi piace – dice –, è mia. C’è una proposta di legge che io ho già presentato a ottobre che prevede l’istituzione di una tassa di sbarco. Applicata a tutti i turisti che arrivano in Sardegna. L’incasso deve restare a disposizione dell’assessorato al Turismo e deve servire per alimentare servizi e qualità. Deve anche sostituire la tassa di soggiorno che 13 comuni sardi applicano già in modo arbitrario. Ma prima di fare questo la Regione deve spiegare perché ha abolito la promozione degli eventi della settimana santa che avevamo lanciato con enfasi. E ha cancellato anche il bando Lunga estate che aveva dato grandi benefici alle imprese turistiche». Caro Crisponi: la tua pubblicità dava la fastidosa impressione che noi continuiamo nelle tradizioni popolari, soprattutto le religiose, per mostrarci ai turisti e fare guadagnare gli operatori. Percepita dal forestiero, è quanto di più controproducente si possa immaginare.
LA STRATEGIA DEL GOVERNO PER FAR COMPETERE GLI ENTI LOCALI PER AVERE IN CASA IL DEPOSITO DELLE SCORIE NUCLEARI. 1. Elezioni amministrative a parte, a giurare che «ancora non è stata scelta l’area per il deposito nazionale delle scorie nucleari» sono due ministri della Repubblica, Federica Guidi (Sviluppo economico) e Gianluca Galletti (Ambiente). D’accordo: la scelta non c’è stata, ma la Sogin (società incaricata dello stoccaggio) in questi mesi ha «individuato una decina di aree potenzialmente idonee dislocate in varie regioni», e anche questo passaggio fa parte del giuramento dei due ministri. Chissà se fra quelle dislocazioni ci sia o meno la Sardegna. È un mistero e potrebbe rimanere tale ancora per molti mesi. I ministri. Guidi e Galletti (che tra l’altro subito dopo Pasqua sarà a Cagliari per un convegno) sono usciti dal silenzio di questi giorni con il comunicato congiunto.
“NO SCORIE DAY IL 26 APRILE”, ANTICIPO DI SA DIE DE SA SARDIGNA. Nella tarda mattinata del 2 aprile, data della rivelazione sui siti aatti ai depositi nucleari anche il presidente della Regione Pigliaru accompagnato dal presidente del Consiglio Ganau e da alcuni consiglieri ha voluto incontrare i manifestanti. «Non abbiamo ancora ricevuto alcuna comunicazione», ha chiarito Pigliaru, «ci sono più passaggi per definire la destinazione delle scorie, a cominciare dall’individuazione dei siti idonei. È anche possibile che la Sardegna possa essere uno tra questi, ma esiste grande consapevolezza, a tutti i livelli, che arrivare a ciò sarà molto difficile. Da parte nostra c’è un no deciso». Contro l’arrivo delle scorie è pronto a insorgere anche Ganau: «Non mi dimetterò ma sarò pronto ad incatenarmi con voi per evitare che le scorie arrivino in Sardegna», ha detto ai rappresentanti dei comitati. Il Consiglio regionale si è espresso in maniera chiara, dimostrando di esser unito contro quella che sarebbe un’altra insostenibile servitù». L’appuntamento è così rinviato al “No scorie day”, il 26 aprile. Una mobilitazione regionale durante la quale gli organizzatori vorrebbero far suonare in tutta l’Isola a mezzogiorno le campane delle chiese e le sirene delle imbarcazioni come gesto simbolico di unità del popolo sardo.
LA STRATEGIA DEL GOVERNO PER FAR COMPETERE GLI ENTI LOCALI PER AVERE IN CASA IL DEPOSITO DELLE SCORIE NUCLEARI. 2. Necessario – pare essere questo il retroscena – per mettere a tacere le voci che l’aver rinviato «la comunicazione della scelta» fosse dovuto più che altro a un calcolo politico in vista delle consultazioni del 31 maggio. Sospetto ricacciato indietro con l’affermazione che finora la procedudura è stata puntuale e «continuerà a essere trasparente e aperta al massimo coinvolgimento di cittadini e istituzioni locali». Sottolineatura apprezzata subito dalla Regione comunque – ha scritto l’assessore all’Ambiente Donatella Spano – sempre decisa nel ribadire il «fermo no» a qualunque ipotesi che riguardi la Sardegna. Di tutt’altro tenore è stato il commento dell’opposizione, Forza Italia in particolare, al comunicato interministeriale. «Aver scavalcato questi due mesi elettorali – ha scritto l’ex governatore Ugo Cappellacci – è peggio di una vigliaccata».
FROSINONE, SULCIS O BASILICATA? La mappa comunque c’è, è stata consegnata al Governo anche se rimarrà ancora secretata per altri sessanta giorni. Eppure secondo diverse indiscrezioni si sa che, in questa classifica da incubo, la Sardegna sarebbe subito dietro al Lazio – il Comune scelto sarebbe Frosinone – e davanti alla Basilicata. Con il bavaglio del segreto di Stato ancora stretto, non resta che attendere e sperare in bene (la procedura è lunga) per la Sardegna e le ex miniere del Sulcis in particolare. Perché potrebbero essere proprio quelle gallerie il «luogo ideale», secondo gli esperti, per stoccare la pattumiera radioattiva.
LA STRATEGIA DEL GOVERNO PER FAR COMPETERE GLI ENTI LOCALI PER AVERE IN CASA IL DEPOSITO DELLE SCORIE NUCLEARI. 3. La procedura 1. Da almeno due settimane i ministeri hanno ricevuto la mappa definitiva stilata a gennaio dalla Sogin in base alle linee guida decise a suo tempo dall’Istituto superiore per l’ambiente. Come scritto da Guidi e Galletti le aree potenziali ma ancora segrete sono una decina. «Sulla Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee – è scritto nel comunicato – sono ora in corso le valutazioni tecniche dei due ministeri. Il testo sarà poi ritrasmesso (non è scritto quando, dopo le elezioni?) alla Sogin, che lo renderà pubblico dopo averlo adeguato alle prescrizioni dei due dicasteri».
La procedura 2. Dopo la pubblicazione della mappa – è scritto ancora nel comunicato congiunto – «seguirà una fase di consultazione della durata di quattro mesi, cui prenderanno parte le regioni e gli enti locali interessati, i rappresentanti dei cittadini e la comunità scientifica». In altre parole comincerà il confronto fra la Sogin e le regioni ancora potenzialmente idonee.
La procedura 3. A settembre-ottobre sarà poi la Sogin a organizzare il seminario nazionale sul deposito delle scorie nucleari. A quel punto è prevista una scrematura delle aree potenziali. «La carta (o mappa) – scrivono i ministri – sarà ristretta solo a quelle località che, rispondendo ai criteri tecnici previsti, avranno proposto la loro candidatura».
LA STATEGIA DEL GOVERNO PER FAR COMPETERE GLI ENTI LOCALI PER AVERE IN CASA IL DEPOSITO DELLE SCORIE NUCLEARI. In altre parole, il Governo dalle potenziali dieci località idonee si aspetta, sempre a settembre-ottobre che si autocandidino a ospitare il deposito nazionale.
GANAU CONTRO LE SCORIE. I due presidenti. Gianfranco Ganau per il Consiglio regionale, e Francesco Pigliaru, Regione, davanti al comitato «no scorie» – che ieri ha smobilitato il sit in – hanno confermato insieme: «Ci opporremo con tutte le forze a ogni possibile nuova servitù». Nell’incontro prima nella sala dei capigruppo in Consiglio e poi in piazza, Ganau è andato anche oltre: «Se dovessero scegliere la Sardegna – ha detto – non mi dimetterò, ma state certi che sarò il primo a incatenarmi insieme a voi per evitare l’arrivo delle scorie». Per aggiungere: «Dobbiamo essere compatti in questa battaglia di civiltà che riguarda tutti i sardi e su cui il Consiglio regionale si è già espresso con forza e lo farà di nuovo a breve con la discussione delle mozioni presentate dal centrosinistra e dal centrodestra».
LA STRATEGIA DEL GOVERNO PER FAR COMPETERE GLI ENTI LOCALI PER AVERE IN CASA IL DEPOSITO DELLE SCORIE NUCLEARI. 4. SE NESSUNO LO VUOLE DECIDEREMO NOI, CIOE’ UN COMITATO INTERMINISTERIALE DI BUROCRATI? La procedura 4. Se ci saranno gli auspicati volontari, la mappa sarà trasmessa «nei successivi novanta giorni (dicembre-gennaio) al ministero dello Sviluppo per l’approvazione finale della destinazione. Approvazione – scrivono ancora i ministri – «che avverrà di concerto con il dicastero dell’Ambiente e acquisito il parere dell’Istituto superiore per l’ambiente». Se non ci saranno invece volontari e «non sarà raggiunto il necessario consenso sul luogo», sarà istituto «un comitato interministeriale che, nel rispetto delle osservazioni tecniche e del confronto con le realtà territoriali, sarà chiamato a individuare la zona idonea». Perché – ed è questa la conclusione seppure non scritta dai ministri – il deposito delle scorie nucleari da qualche parte comunque dovrà essere realizzato. Non in Sardegna, grazie.
PIGLIARU CONTRO LE SCORIE. Il governatore Francesco Pigliaru ha confermato che la vigilanza della Giunta è alta da mesi e continuerà a esserlo fino a quando il Governo non comunicherà la classifica dei siti. «Siamo pronti a fare anche l’inimmaginabile – ha detto Pigliaru ai manifestanti – per evitare quello che per la Sardegna sarebbe un vero disastro non solo ambientale ma anche sociale». Ora non resta che tenere incrociate le dita per altri due mesi.
CAPPELLLACCI NON E’ D’ACCORDO. Non è per nulla d’accordo l’ex governatore Ugo Cappellacci (Forza Italia). «È ridicolo che in un comunicato in cui non dicono nulla, i due ministri usino parole come iter trasparente e aperto al massimo coinvolgimento dei cittadini e delle istituzioni locali». Secondo Cappellacci, la verità è che «dopo una fase di cosiddetta partecipazione, totalmente irrilevante, la decisione su dove costruire il deposito sarà calata dall’alta da un comitato interministeriale, perché nessuno sarà così matto da presentarsi al seminario di settembre-ottobre della Sogin per proporre la propria Regione e quindi a decidere alla fine sarà il Governo». Governo che – sempre secondo Cappellacci – ha «commesso una vigliaccata nel rinviare ogni comunicazione a dopo le elezioni amministrative del 31 maggio».
I no nucle e no scorie erano pronti ad andare avanti con la loro protesta. Però, di fronte alle parole dei due presidenti, della Regione e del Consiglio regionale, hanno fatto due calcoli: si sono presi i tre punti della vittoria. Senza sprecare energie per la prossima partita. Quella del “No nucle day”: lì, il 26 aprile, dovranno convincere tutta la Sardegna a fare fronte comune contro il deposito di scorie. Cercando di convincere le chiese a far suonare le campane, i porti a far sentire il “muggito” delle sirene delle navi, i comuni a esporre le bandiere antinucleari. E tutti i sardi a gettarsi a terra per un minuto quasi a simulare una catastrofe radioattiva. Tutto a mezzogiorno. Voglia e necessità di tenere alta la guardia.
LA SARAS NON MOLLA, DA QUALCHE PARTE L’IDROCARBURO IN SARDEGNA CI DEVE ESSERE … «Un assalto continuo, sono tornati», riassume il Comitato “No al progetto Igia”. La Saras ci riprova, ha chiesto alla Regione una proroga del permesso di ricerca di idrocarburi nel Cagliaritano e nel Medio Campidano, fino al 2018, e il via libera sarà «quasi automatico». Sedici comuni coinvolti – Assemini, Decimomannu, Decimoputzu, Uta, Sestu, Monastir, Elmas, Nuraminis, San Sperate, Serrenti, Furtei, Serramanna, San Gavino Monreale, Furtei, Sanluri, Sardara – un’area di 127,56 chilometri quadrati, modico canone annuo, 325 euro a Kmq.
Giovanni Columbu, regista e documentarista, da domenica 29 marzo segretario del Psd’Az (ma era già stato eletto due settimane prima nel corso di una votazione che il presidente del partito Giacomo Sanna aveva giudicato non regolare) ritorna per l’ultima volta sull’argomento: «Dopo la consultazione dell’8 marzo ho deciso di dimettermi senza essermi confrontato con nessuno, proprio per sgomberare il campo da qualsiasi recriminazione e perché arrivasse chiaro il segnale che non c’era nulla di precostituito». Adesso è segretario a tutti gli effetti, con un mandato fino al congresso nazionale di ottobre. Che programmi ha? «Nell’immediato, costituire la segreteria e affrontare la questione tesseramenti, poi calendarizzare una serie di incontri in tutta la Sardegna, aperti non solo ai sardisti, per ascoltare problemi, malesseri ma anche proposte positive». Il neosegretario preparerà una serie di convegni («con la partecipazione di studiosi non solo tra i sardisti») nei quali si parlerà di cultura («tradizionale e contemporanea»), di occupazione ed economia, e di territorio e architettura («la vera emergenza da affrontare in Sardegna è quella dell’edilizia abitativa, è necessario ricominciare a costruire bene e riabilitare il valore della bellezza»). Quanto al sardismo e alla galassia indipendentista, «vorrei incontrare e discutere con questa galassia, lavorare per trovare un comune denominatore. Lasciamo che il confronto esista, ma che coesista in una prospettiva comune».
LA SARAS NON MOLLA, DA QUALCHE PARTE L’IDROCARBURO IN SARDEGNA CI DEVE ESSERE Alcuni Comuni, come Sardara e Sanluri hanno pubblicato la richiesta nell’albo pretorio, e c’è ancora tempo per inviare osservazioni, ma i cittadini sono poco informati», sottolinea la portavoce del Comitato, Daniela Concas. «Sul Campidano insistono altri progetti per la geotermia, e la Regione non fa altro che disattendere le aspettative dei sardi. L’avremmo voluta in prima fila in difesa del territorio, delle sue peculiarità e delle risorse naturali e, date le emergenze socio-sanitarie, pronta con piani di bonifica seri e urgenti». Invece, ad esempio, tantissime amministrazioni locali hanno scritto alla Giunta chiedendole di appellarsi alla Corte costituzionale per frenare lo “Sblocca trivelle” del Governo, che di fatto accentra ogni decisione a Roma, ma non c’è stata risposta. «A causa anche della mancanza di un piano energetico, in Sardegna regna un vero far west, in cui il primo che arriva depone la firma per un nuovo scempio, perché, oltre le trivellazioni, fanno gola impianti di vario genere, discariche, inceneritori, depositi di rifiuti atomici», aggiunge Concas. Dicono, in coro, “basta allo scempio”, «se questa è la loro Pasqua da festeggiare, la nostra terra non sarà certo l’agnello sacrificale. Ci piacerebbe scrivere “Grazie Francesco”, rivolto a Pigliaru, ma per ora non possiamo farlo».