“Se Cristo non è stato risuscitato…”, di Alberto Maggi

La risurrezione di Gesù è il punto fondamentale della fede dei credenti perché “se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede” (1 Cor 15,14).

“Se Cristo non è stato risuscitato…” L’immagine tradizionale con la quale viene illustrata la risurrezione di Gesù, con il Cristo che trionfalmente esce dal sepolcro, non appartiene ai vangeli ma a un apocrifo del secondo secolo, il Vangelo di Pietro. Pur non essendo descritta in nessun vangelo né in altri testi del Nuovo Testamento, la risurrezione di Gesù è il punto fondamentale della fede dei credenti perché “se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede” (1 Cor 15,14). Se nessun evangelista ha narrato il fatto della risurrezione del Cristo, tutti, in modi diversi, offrono preziose indicazioni alla comunità cristiana per sperimentare il Risorto. Infatti, non basta sapere che Gesù è stato risuscitato, per credere occorre incontrarlo vivo e vivificante. Per gli evangelisti le apparizioni del Risorto non sono un privilegio concesso duemila anni fa a qualche decina di persone, ma una possibilità per i credenti di tutti i tempi mediante la pratica del suo messaggio. Il vangelo di Marco, il più antico, scritto a ridosso degli avvenimenti della morte di Gesù, è l’unico che non presenti le apparizioni del Signore. Il suo vangelo si conclude con l’annunzio alle donne della risurrezione di Gesù, ma esse “non dissero niente a nessuno perché…” (Mc 16,8). Il testo originale rimane tronco, incompleto, e per questo in seguito gli vennero aggiunte ben tre conclusioni. Le donne non dissero nulla perché la risurrezione di Gesù non si può credere in base a un annuncio ma solo attraverso l’incontro del Cristo risuscitato. E’ per questo che Matteo colloca la visione di Gesù risorto su “il monte” (Mt 28,16), indicazione che rimanda al monte delle beatitudini: l’accoglienza e la pratica del discorso della montagna consentono a tutti di “vedere Dio” (Mt 5,8), ovvero di fare una profonda esperienza nella propria esistenza della presenza del Padre.

Per Luca è possibile vedere Gesù risuscitato quando si spezza il pane: “allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero” (Lc 24,31). Accogliere Gesù che si fa pane significa accettare di diventare come lui pane per gli altri, e quest’atteggiamento permette di riconoscere la presenza del Signore nella propria vita Similmente nel vangelo di Giovanni i discepoli sono invitati a prolungare con la propria vita quella di Gesù per essere come lui manifestazione visibile dell’amore di Dio: “Come il Padre mi ha mandato, anch’io mando voi” (Gv 20,21).

La visione del Risorto non è favorita da scappatoie nei misticismi ma dalla pratica del suo messaggio d’amore e di condivisione, come viene espresso negli Atti, dove si legge che “con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso…” (At 4,33). La prova che Cristo è risuscitato non consiste nel sepolcro vuoto (“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”, Lc 24,5), e neanche nello scrutare il cielo (“Perché state a guardare il cielo?”, At 1,11) ma nella pratica del suo messaggio di solidarietà e d’amore che realizza la volontà del Padre sull’umanità: “Non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi” (Dt 15,4). É questo l’augurio che facciamo di cuore a tutti voi.

Alberto Maggi

 

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