Emigrazione di ritorno. La storia di Olimpia Zago da Arborea a Segusino, passando per Oristano, di Alberto Medda Costella

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IL CONFLITTO TRA LEGGE E CONSENSO, di Giovanni Orsina

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Giovani sardisti nel 1946, la testimonianza di Simonetta Giacobbe, con la presentazione di Gianfranco Murtas

«Non è un dibattito solo accademico… quella certa mancanza di sentimento di Patria», evviva il sardismo, abbasso il sardismo. Ricordando Simonetta Giacobbe (Gianfranco Murtas). Una nota del direttore di questo sito.

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Preludio a una di­chiarazione dei doveri verso l’essere umano, di SIMONE WEIL sintesi di Roberto Rondanina in “SIMONE WEIL, Mistica e rivoluzionaria” (ediz. Paoline pagg. 304-312)

La guerra, la capitolazione della Francia di fronte alla Germania nazista, la necessità di progettare un nuovo assetto politico per la Francia e l’Europa nel do­poguerra, costituiscono le occasioni per una riflessione che ambisce ad andare alla radice dei mali che affliggono la civiltà occidentale. Inutile, in questo caso come in altri, sottolineare l’intreccio tra vita e pensiero caratteristico dell’intera vicenda umana della Weil.

Simone Adolphine Weil (Parigi3 febbraio 1909 – Ashford24 agosto 1943) è stata una filosofamisticascrittrice francese, la cui fama è legata, oltre che alla vasta produzione saggistico-letteraria, alle drammatiche vicende esistenziali che ella attraversò, dalla scelta di lasciare l’insegnamento per sperimentare la condizione operaia, fino all’impegno come attivista partigiana, nonostante i persistenti problemi di salute.

Sorella del matematico André Weil, fu vicina al pensiero anarchico e all’eterodossia marxista. Ebbe un contatto diretto, sebbene conflittuale, con Lev Trotsky, e fu in rapporto con varie figure di rilievo della cultura francese dell’epoca. Nel corso del tempo, legò se stessa all’esperienza della sequela cristiana, pur nel volontario distacco dalle forme istituzionali della religione, per fedeltà alla propria vocazione morale di presenziare fra gli esclusi. La strenua accettazione della sventura, tema centrale della sua riflessione matura, ebbe ad essere, di pari passo con l’attivismo politico e sociale, una costante delle sue scelte di vita, mosse da una vivace dedizione solidaristica, spinta fino al sacrificio di sé.

La sua complessa figura, accostata in seguito a quelle dei santi, è divenuta celebre anche grazie allo zelo editoriale di Albert Camus, che dopo la morte di lei a soli 34 anni, ne ha divulgato e promosso le opere, i cui argomenti spaziano dall’etica alla filosofia politica, dalla metafisica all’estetica, comprendendo alcuni testi poetici.      Da WIKIPEDIA

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Intellighenzia addio, di Giovanni Orsina

Gli intellettuali sono in una spirale: più la realtà li ignora, più loro la detestano. UN fallimento politico macroscopico.

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Ipse dixit

 

L’UOMO SACRIFICA LA SALUTE

PER ARRICCHIRSI.

POI SACRIFICA LA RICCHEZZA

PER RECUPERARE LA SALUTE.

E DIVENTA COSI’ ANSIOSO SUL FUTURO

DA NON GODERE DEL PRESENTE,

COSI’ NON SA VIVERE

NE’ NEL PRESENTE NE’ NEL FUTURO.

VIVE COME

SE NON DOVESSE MAI MORIRE

E POI MUORE

SENZA AVERE VERAMENTE VISSUTO.

Dalai Lama (Il Corriere della sera, 11 agosto 2018,  pag. 15)

«La mente inchiodata dal doloroso pensiero di Francescangelo e dello assassinio suo»: Asproni e l’amicizia lunga e fraterna con il rettore Satta Musio. (Dedicato a Bachisio Zizi, come una preghiera civile), di Gianfranco Murtas

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GIORGIO ASPRONI E BACHISIO ZIZI

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Ora l’identità piace a sinistra, di Ernesto Galli della Loggia

 

Sull’«Espresso» dell’8 luglio scorso è apparso un articolo in cui il filosofo Roberto Esposito, prendendo spunto dal film Stefan Zweig: Farewell to Europe («Addio all’Europa», 2016) della regista tedesca Maria Schrader, richiamava alcune osservazioni del grande scrittore ebreo austriaco. Nei discorsi dei primi anni Trenta raccolti nel volume Appello agli europei(traduzione di Leonella Basiglini, Skira, 2015) Zweig sottolineava la necessità «di conferire visibilità e passione all’idea di Europa» per sconfiggere il nazionalismo allora dilagante nelle forme totalitarie del fascismo e del nazionalsocialismo. Nello stesso articolo Esposito rievocava anche l’opera di Julien Benda Discorso alla nazione europea (traduzione di Ada Caporali, Aragno, 2013), nella quale il filosofo francese sosteneva, nel 1933, che l’Europa si sarebbe affermata sulla scena mondiale «solo se avesse assunto la forma patriottica della nazione».

 

 

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Una scelta di sinistra: conservare, di Ernesto Galli della Loggia

Sulle nostre società grava ogni giorno di più il peso minaccioso del continuo cambiamento dei modi di produrre, di agire, di pensare.

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