Alziator, il tempo e la morte, la poesia (4), di Gianfranco Murtas
stupenda ricchezza
di una Pisa lontana
assorto cercavo
di penetrare i segreti
tutti di una città
languida e misteriosa
come bellezza distratta di donna.
Più aprivo
più rimaneva chiusa.
Volevo averti penetrarti
per capirti tutta e raccontarti
ai frettolosi abitanti tuoi.
Riuscito ci sono
in parte.
Ho iniziato il messaggio.
Ma tu ingrata
il nome di una strada hai negata
a me che tante ne ho percorse.
Una strada che
dire facesse ai posteri
Chi era costui?
Qui mi è fiorita
la destra mano
che scavava
per strada
e sulla cattedra
da strano ritmo ripetitivo
/ presa».