CANTADA PO SANT’EFIS, Bascus e Sardus.

I bertsolaris

 

I bertsolaris sono poeti improvvisatori baschi. La loro tradizione estemporanea è ben documentata negli ultimi secoli, ma ha origini remote che si perdono nella notte dei tempi.  La controversia estemporanea, tuttavia, è vissuta attualmente come un vero e proprio spettacolo di massa, seguito e amato da centinaia di migliaia di amanti della poesia. Le scuole di bertsolarismo sono diffuse in tutti i Paesi Baschi, i bambini imparano fin da piccoli questa arte e continuano a praticarla ed a perfezionarsi fino alla maggiore età. I più bravi diventano “professionisti” ma moltissimi sono i praticanti e gli appassionati. Bertsozale, associazione che raggruppa i bertsolaris, conta oltre 1.4000 iscritti. La finale dei campionati, tenutasi a Bilbao nel dicembre del 2013, si è svolta in uno stadio al coperto con 14.000 spettatori presenti ed è stata seguitissima dai quotidiani e dalle televisioni.

Il bertsolarismo nei paesi Baschi è stato importantissimo per il mantenimento della lingua, specialmente durante gli anni del franchismo in cui l’euskera ha rischiato di estinguersi.  I poeti, infatti, hanno tenuto viva la lingua nella sua forma più elegante e prestigiosa, conservandone la ricchezza e la varietà semantica ed espressiva.

 

 

 

“La forza dei poeti”

Sala Search,  Cagliari, Venerdì 02/05 ore 18,30

 

Claudia Firino Assessore regionale alla Cultura

Enrica Puggioni Assessore alla cultura, Cagliari

Barbara Argiolas, Assessore alle attività produttive, Cagliari

Paulu Pillonca, scrittore

Paulu Zedda, cantadori

Giusepe Porcu, cantadore

Andoni Egana, bertsolari

 

L’incontro, promosso dalla Fondazione Sardinia e dalla associazione Su Bentu Estu, col patrocinio del Comune di Cagliari e della Regione Autonoma della Sardegna, rivolge la sua attenzione al mondo del bertsolarismo basco, e si propone di osservare con attenzione quello che rappresenta sicuramente un esempio di successo nella gestione pubblica delle politiche a sostegno al bilinguismo e di promozione di un fenomeno come quello della improvvisazione poetica, divenuto ormai un fenomeno di costume con una rilevanza sociale di prima grandezza.

La dimensione orale della poesia cantata degli improvvisatori è stata per i baschi un potente motore di crescita, di consolidamento della copscienza linguistica e di affermazione della dimensione identitaria  nazionale. Parallelamente, la messa in atto di strumenti di sostegno e difesa della lingua attraverso una azione pubblica si è rivelata estremamente efficace ed ha ottenuto una vera e propria rinascita dellìEuskera. La profondità emotiva del fenomeno poetico estemporaneo, inoltre, è stato  estremamente efficace ai fini della caratterizzazione della immagine dei Paesi Baschi come di un territorio carico di suggestioni e di emozioni vitali, anche a fini turistici. Per questa ragione la organizzazione che riunisce i poeti improvvisatori e gli appassionati della poesia basca, Bertsozale, è entrata a far parte integrante della struttura organizzativa che si occupa dell’allestimento delle manifestazioni previste per il 2016 a San Sebastian, città simbolo della lingua e della poesia basca, che ha ottenuto il titolo  di Capitale Europea della Cultura. Lo stesso titolo per cui Cagliari si batte e su cui ha scommesso per il 2019.

La presenza di amministratori sardi di primo livello, di rappresentanti della organizzazione basca dei bertsolaris e di poeti improvvisatori della tradizione sarda campidanese e logudorese mira a far nascere e valutare nuove idee da condividere tra due  “nazioni – non stati”, come la Sardegna ed i Paesi Baschi. L’intento a medio termine quello di generare progetti realizzabili attraverso il confronto tra due realtà, quella basca e quella sarda, che hanno molti tratti in comune nella peculiarità storica e linguistica e nella ricchezza della tradizione poetica orale, e che conservano nel loro patrimonio immateriale  una risorsa estremamente preziosa e produttiva.

 

 

“Cantada po S. Efis”

Pirri, Teatro della Ex Vetreria, ore 20.00

 

Bertsolaris:

 

Andoni Egaña Makazaga

Arrate Illaro Etxebarria

 

Carlos Aizpurua Echarte (responsabile della ricerca della associazione dei bertsolaris. Traduttore e conduttore della attuazione)

 

Cantadoris:

 

Antoni Pani

Pierpaulu Falqui

 

Basciu e contra:

 

Paulu Pilleri

Aldu Pitirra

 

La attuazione vede affiancati i rappresentanti di quelle che sono, probabilmente, due tra le tradizioni poetiche estemporanee più rilevanti del panorama europeo, sia per il radicamento sociale che per la ricchezza delle varianti musicali e metriche che le caratterizzano.

Alla gara poetica in programma per il 3 maggio  parteciperanno due tra i più grandi bertsolaris attualmente in attività, e due rappresentanti notissimi della poesia estemporanea campi danese, secondo la tradizione de su mutetu longu.

La attuazione si svolgerà in due tempi: il primo riservato alla tradizione locale il secondo e più ampio, a quella basca, e si avvarrà di un servizio di traduzione simultanea con proiezione su megaschermo. I temi sui quali i bertsolaris svilupperanno la loro contesa poetica saranno assegnati dal pubblico sul momento, secondo il sistema consueto.

L’incontro sarà preceduto da una breve spiegazione sul sistema estemporaneo e sulla modalità di sviluppo dei temi. Seguirà un dibattito.

 

Un Bollettino speciale in memoria del prof. Tito Orrù, di Gianfranco Murtas

FOTO:  Marinella Ferrai Cocco – Ortu , presidente del Comitato di Cagliari dell’Istituto per la Storia del Risorgimento.

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LA LEZIONE DI DON MILANI, di Pietro Ichino

RACCONTO COME ENTRÒ NELLA MIA VITA E NE CAMBIO’ IL CORSO – E CHIEDO CHE LA CHIESA ORA RICONOSCA L’ERRORE GRAVE DELL’OSTRACISMO CON CUI TENTÒ (INUTILMENTE) DI ISOLARLO E MORTIFICARLO. Articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 18 aprile 2014.

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Sos meres de su logu, di Salvatore Cubeddu.

L’EDITORIALE DELLA DOMENICA. Jus solii a favore degli  extracomunitari? – I ladri de su logu sardu – Sinistra: inconsapevole del nuovo accaparramento delle terre sarde? – Sa die delle perenni domande e dell’eterno anelito alla libertà, alla fraternità e all’eguaglianza-  AUGURIOS.

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Novas sardas de sa chida, settimanale on-line della Fondazione Sardinia, Anno III, n° 17, domenica 27 aprile 2014.

IN CUSTA CHIDA:  notiziario settimanale della Sardegna.

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Le radici profonde della “Recessione in Italia”, di FEDERICO FUBINI

Anticipiamo un brano del libro di Federico Fubini in edicola.  LA REPUBBLICA  17 aprile 2014


La storia a volte entra nelle rapide e allora tutto può succedere: si può finire contro le pietre, sul fondo di una cascata, o semplicemente si può arrivare alla foce prima e meglio. L’Italia da qualche anno è esattamente qui, nelle rapide. Il ritmo è così vertiginoso che non solo è difficile prevedere il punto di arrivo, ma anche semplicemente rendersi conto di cosa sia appena successo. E perché.
Questa in fondo è la domanda che pesa sul Paese da qualche anno: perché proprio noi? E perché adesso? Ad accezione della sola Grecia, non c’è un Paese che sia stato colpito così duramente come l’Italia dalla crisi finanziaria, economica e istituzionale della zona euro. (…) Questo ci obbliga a fare un passo indietro per capire se c’è qualcosa, nella storia italiana recente o meno recente, che spieghi la debolezza della performance di un’economia che resta il secondo produttore manifatturiero d’Europa e il quinto o sesto del mondo.
Uno storico dell’economia di Oxford, l’italiano Andrea Boltho, si è interrogato su questo punto. In particolare, ha seguito il percorso dei tre paesi dell’Asse, Roma-Berlino-Tokyo, usciti sconfitti dalla seconda guerra mondiale e ha guardato più da vicino analogie e differenze nella loro evoluzione. La prima constatazione che ne emerge è che il rallentamento dei tassi di crescita in Italia non è un fenomeno solo degli ultimi cinque, dieci o quindici anni e non è legato a qualche manovra finanziaria all’insegna dell’austerità.
Questo rallentamento è una tendenza che viene da lontano. Ecco la sequenza della crescita del Pil per abitante dell’Italia nei vari periodi dalla fine della seconda guerra mondiale: nella fase 1946-1953 il prodotto lordo pro capite è cresciuto in media dell’8,5% l’anno, in buona parte grazie alla ricostruzione rapida delle infrastrutture materiali del paese dopo la guerra. (…) In seguito, nella fase 1953-1973, gli anni precedenti il primo choc petrolifero, la crescita media per abitante era stata del 5,1% l’anno. Dal 1973 al 1995 – cioè dal primo choc petrolifero fino al riassorbimento della crisi finanziaria che segnò l’espulsione della lira dallo Sme – l’andamento rallenta ancora al 2,3%. Fino a questo momento, però, il comportamento dell’Italia non è fuori linea con quello degli altri due paesi usciti sconfitti dalla seconda guerra mondiale ed è sostanzialmente in linea, fino al 1995, con quello del resto dell’area Ocse.
Dove la divergenza italiana emerge in modo sempre più evidente è nella fase dal 1995 in poi. Da allora al 2011, il tasso di crescita per abitante è di appena lo 0,5% (sarebbe ancora più basso, se si contassero anche il 2012 e il 2013). È il risultato più deludente di tutti i paesi avanzati. (…)
Questi dati suggeriscono alcune constatazioni. La più ovvia è che il declino, sempre più serio e ancora in atto, della capacità italiana di sviluppare crescita economica è in corso da decenni. Esso dunque non dipende dall’euro, perché è preesistente. E non dipende neppure dalla cosiddetta austerità, cioè dal tentativo di tenere i conti in ordine per evitare un default, perché l’erosione sempre maggiore dei tassi di crescita è una costante che attraversa ogni stagione: quella dei deficit in aumento fino a oltre il 12% del prodotto interno lordo, tanto quanto quella delle fasi di risanamento. Spesso le critiche all’austerità sono state un alibi dietro il quale si sono nascosti politici privi del coraggio necessario per affrontare le radici profonde del malessere del paese. (…)
C’è un’anomalia o una particolarità nazionale.
Secondo Andrea Boltho, essa discende in linea diretta dal periodo della ricostruzione immediatamente dopo la guerra. L’economista di Oxford sostiene che nel primo decennio dopo la vittoria anglo-americana le tre (ex) potenze dell’Asse sono state oggetto di trattamenti e indicazioni fra loro diversi da parte degli Alleati. (…) In Germania e in Giappone, su stretta supervisione americana, fu creata una forte autorità Antitrust, furono repressi severamente i cartelli industriali, fu cambiato il top management delle grandi imprese e, nel casonipponico, fu sottratto a un certo numero ristretto di dinastie industriali il controllo dei grandi conglomerati.
Al contrario, in Italia l’autorità Antitrust rimase virtualmente inesistente fino al principio degli anni ’90 e la holding di Stato Iri, creata durante la Grande Depressione, restò tal quale, praticamente con lo stesso top management che aveva avuto durante il regime. Del fascismo rimase in piedi anche la struttura essenziale dello Stato corporativo.

 

80 EURO IN PIU’ PER 80 ANNI INDIETRO, di Piero Marcialis

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Indipendentismo scozzese, un modello da cui imparare, di Luciano Marrocu

Non c’è la pretesa di rinnegare i legami con l’Inghilterra ma piuttosto la volontà di ridefinizione della governance all’interno degli stati d’origine. Da la Nuova Sardegna, 219 aprile 2014.

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Cristianizzazione della Barbagia, Ospitone e Gregorio Magno, di Francesco Casula.

Pastores tenores organizza per il 25 aprile prossimo a Ollolai un Convegno sulla Cristianizzazione della Barbagia, Ospitone e Gregorio Magno.

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Graziano Delrio, il vice di Renzi …e la vita con 9 figli e …, intervista di Vittorio Zincone

Intervista pubblicata su Sette – Corriere della Sera, il 18 aprile 2014.

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